Quando una persona si emoziona di fronte a un’opera d’arte la fisiologia di quella persona cambia. Le risposte psicofisiologiche sono parte integrante delle emozioni che stanno provando le persone.
Se analizzate correttamente queste risposte possono fornire importanti evidenze sull’esperienza emotiva che l’individuo vive nel momento in cui fruisce di un’opera artistica. Conoscere qual è l’impatto emotivo generato da una o più creazioni sugli astanti è un indicatore fondamentale per costruire la migliore esperienza di fruizione artistica per le persone.
Intesa Sanpaolo Innovation Center per questo motivo ha chiesto al TSW Experience Lab di valutare l’impatto emotivo di alcune opere d’arte esposte presso le Gallerie d’Italia Intesa Sanpaolo Piazza Scala, a Milano. Qual era lo scopo? Conoscere le emozioni dei visitatori per riuscire a creare un’esperienza il più possibile ingaggiante per chi decide di visitare il museo.
Nell’esperienza sono state coinvolte 30 persone, che hanno fruito di quattro opere della collezione Intesa Sanpaolo Gallerie d’Italia Piazza Scala:
Mentre le persone guardavano le opere d’arte sono state rilevate le risposte psicofisiologiche: i movimenti oculari, l’attivazione del sistema nervoso centrale e di quello periferico. Per ottenere queste informazioni sono stati utilizzati occhiali eye-tracking, EEG e SCL Bracelet.
Grazie all’impiego di questa strumentazione, è stato possibile comprendere quali fossero le componenti di un’opera che attiravano maggiormente l’attenzione di chi vi si trovava davanti, quale fosse l’impatto emotivo generato sull’osservatore e il coinvolgimento delle persone che vivevano l’esperienza artistica.
Valutando le risposte psicofisiologiche dei 30 utenti, sembra che tra le quattro opere prese in esame le più impattanti per quanto riguarda l’intensità emotiva siano l’Ultima Cena di Procaccini e il Martirio di Sant’Orsola di Caravaggio. In particolare, la prima delle due opere è quella in grado di generare un maggior livello di engagement, mentre l’opera di Caravaggio è quella che fornisce un’esperienza più piacevole.
Il fine ultimo della ricerca era quello di arrivare a comprendere come creare un’esperienza il più ingaggiante possibile per i visitatori del museo. Comprendere quali siano le opere più impattanti per le persone può suggerire, per esempio, lo spunto per strutturare un percorso di fruizione artistica in cui queste fungono da elementi fondanti.
Ma non solo. Dalle risposte degli utenti si comprende infatti quali sono gli aspetti che catturano l’attenzione delle persone quando osservano un’opera, ma anche quali sono invece i significati che non riescono a emergere dalla sua fruizione immediata. Tali aspetti se messi in risalto potrebbero arricchire l’esperienza stessa della creazione artistica. Si tratta di quegli elementi che potrebbero per esempio essere collegati alla vita e all’esperienza dell’artista stesso, in grado di apportare indubbiamente un valore aggiunto all’opera, aiutando gli osservatori a cogliere i significati intrinseci non immediatamente percepibili.
Come possono essere sfruttati questi spunti? Attraverso la creazione di contenuti ad hoc che supportino le opere d’arte all’interno di uno spazio espositivo, diventando essi stessi parte dell’esperienza di fruizione artistica.
Sapete ad esempio che il lampadario nell’Ultima cena di Procaccini è stato aggiunto in un secondo momento? Quante persone hanno notato questo dettaglio? E se ci fosse stata un’audioguida a dirvelo?