E-mail, report, post, documenti. Al lavoro tutti noi scriviamo con la tastiera di PC, palmari e cellulari testi più o meno lunghi e importanti, e il refuso è sempre in agguato, portando con sé un senso di trascuratezza. Se le sviste di un testo sono molte, l’effetto negativo per chi legge può essere deleterio, rovinando l’immagine non solo di chi scrive, ma anche dell’azienda che rappresenta.
L’ideale sarebbe far rileggere il testo appena scritto ad un’altra persona, soprattutto se è particolarmente precisa, conosce bene la grammatica e ha un bel modo di scrivere. Ma spesso non si ha il tempo o la disponibilità di una revisione da parte di altri, per questo occorre sviluppare la capacità di fare self editing.
Qui di seguito espongo alcuni suggerimenti che possono aiutare a rileggere con la massima attenzione ciò che si scrive, andando a caccia del refuso.
1) Prendersi una pausa. Dopo troppe riletture, il testo che abbiamo scritto diventa così familiare che non vediamo più sviste ed eventuali errori. Può sovente accadere che non rileggiamo ciascuna parola lettera per lettera, ma “sorvoliamo” il testo, conoscendo già il senso di quel che vogliamo comunicare. Potremmo non accorgerci, ad esempio, che abbiamo sbagliato a digitare anche una sola lettera creando un’altra parola scritta ugualmente in modo corretto ma dal significato diverso, per cui anche un correttore automatico non ci segnala l’errore.
Per questo è bene fare un break, approfittarne per bere un caffè o per fare altro, per poi tornare a rileggere con occhi “nuovi”. L’ideale sarebbe far passare almeno qualche ora.
2) Tagliare le frasi troppo lunghe. Incisi, parentetiche, subordinate e sub-subordinate possono essere facilmente comprensibili in un discorso orale, dove a supporto ci sono il tono della voce, le pause e la gestualità. Nel linguaggio scritto una frase troppo lunga rischia di far perdere il filo del discorso, e la pazienza, anche al più volenteroso dei vostri lettori. Quindi è bene spezzare le frasi troppo lunghe o con strutture troppo complesse.
3) “Trasformarsi” in professori. Questa tecnica consiste nel fare particolarmente attenzione ai “tranelli” della lingua, dove si nascondono più comunemente gli errori: controllare bene termini tecnici, maiuscole, accenti, apostrofi, verbi irregolari, ecc. Quando si ha un dubbio grammaticale è vivamente sconsigliato fare uso di Google per capire attraverso il numero dei risultati qual è il termine corretto: potreste perfino scoprire che ci sono più pagine contenti l’errore che non la parola giusta. Meglio fare affidamento a fonti autorevoli come i siti dell’Accademia della Crusca e di Garzanti Linguistica o il dizionario online di De Mauro Paravia. Oppure, alla vecchia maniera, ricorrere all’aiuto di un manuale di grammatica italiana.
4) Rileggere ad alta voce. Se lavorate in un open space, va bene anche leggere “sussurrando”, onde evitare di disturbare i colleghi.
Aiuta a farvi capire se le frasi sono ben costruite, soprattutto a livello di interpunzione: se ad un certo punto della lettura vi manca il fiato, significa che avete dimenticato di inserire qualche virgola o che il soggetto è troppo distanziato dal verbo.
5) Fare attenzione ai correttori automatici. Sono stati inventati per aiutare, e sono un valido alleato quando si scrive velocemente con la tastiera e magari si invertono due lettere o si dimentica una doppia. Purtroppo però questi strumenti sono un’arma a doppio taglio, diventano dannosi quando “correggono” certi cognomi trasformandoli in parole di senso compiuto, ahimè storpiandoli. Altro problema sorge quando un correttore automatico (come quello di Microsoft Word) sottolinea sistematicamente tutte le parole straniere e quelle non contenute nel proprio vocabolario. Facendo l’abitudine a questo, si tende a saltare la rilettura dei termini sottolineati dal correttore, dando per scontato di averli scritti giusti. Invece proprio lì potrebbe annidarsi la svista.
Voi utilizzate altre tecniche? Scrivetemi i vostri suggerimenti, sono sempre utili ;-)