I social network visti con gli occhi di Google

Con gli occhi di Google, la competizione tra i social network è sempre aperta. Osservando quante volte è stato cercato un social network sul motore di ricerca più famoso al mondo, infatti, non servono molti numeri per capire quale sia quello più popolare: basti pensare a come, solo nel mese di aprile, il termine Facebook sia stato “googlato” per 124.000.000 volte. Un numero che fa immediatamente capire la diffusione di Facebook e che, se paragonato a quello degli altri social network principali, nel tempo si impone molto bene in termini di crescita.
Diamo un’occhiata alla tabella:

Inoltre, se osserviamo in Google Trends il posizionamento dei maggiori social network otteniamo un andamento grafico di questo tipo:

I dati si riferiscono alle ricerche in lingua italiana, ma a livello globale le tendenze non sembrano essere molto diverse, fatta eccezione per Twitter che presenta un tasso di crescita più elevato di Flickr e di LinkedIn, ma che rimane comunque non paragonabile a Facebook, come si può vedere nel grafico seguente:

Si può dire che in questo momento a destare più interesse dovrebbe essere Facebook? Probabilmente sì. La sua crescita spicca su tutti gli altri. Da un’analisi superficiale, la sensazione potrebbe essere quella che MySpace stia passando di moda, che YouTube abbia smesso di diffondersi in modo impetuoso e che, ad oggi, lo strumento più in voga sia Facebook, cresciuto in modo indubbiamente vertiginoso. Twitter, Flickr e LinkedIn non offrono risultati altrettanto interessanti, nemmeno a livello globale.

Che cosa si può trarre da questi numeri? È utile forse ragionare in termini di brand awareness. È possibile, infatti, costruire molte conclusioni sui motivi per cui alcuni social network stiano crescendo in modo più o meno rapido e sulle ragioni per cui questi vengano cercati nella search bar di Google, ma è anche altrettanto vero che la maggior parte di queste sarebbero soltanto ipotesi e che solo il tempo potrà permetterci di conoscere, a posteriori, vinti, vincitori, strategie ed eventuali cause di fallimento.

Se, in questo momento, mettiamo in primo piano la popolarità dei vari social network, i risultati diventano molto più interessanti, soprattutto per quanto riguarda:

  • la pubblicità
  • la diffusione di marchi
  • la possibilità per le imprese di interagire con i propri clienti
  • l’opportunità di creare un ponte per aumentare il numero di visite al proprio sito.

 

Sapere, infatti, che in Google gli utenti scrivono così tanto la parola “facebook” (semplicemente per accedervi o magari per conoscerlo e registrarsi), potrebbe anche portare le aziende a ragionare su come entrare in questo circuito di condivisione della conoscenza per creare un valore aggiunto rispetto ai propri concorrenti. Individuare delle strategie di comunicazione efficaci potrebbe permettere di ottenere tutti i vantaggi descritti in precedenza, ma anche quello di cavalcare questa onda di interesse nei confronti dei social network, muovendosi da first mover. Sono ancora pochi, infatti, gli operatori economici che hanno avuto il coraggio di mettersi in discussione entrando in un social network, forse perché sono necessarie dosi di creatività e di apertura mentale non indifferenti, risorse spesso scarse da reperire ma che possono rendere la sfida ancora più aperta e divertente.

Infine, sembra giusto precisare un paio di punti, a scanso di equivoci. Il fatto che social media come LinkedIn o Flickr non siano così digitati non significa che essi siano necessariamente meno importanti, ma va considerata la loro specificità rispetto agli altri. Infatti, il poter condividere soltanto foto (e video), o la propria vita professionale, li rende in qualche modo meno appetibili al pubblico di massa. Inoltre, non mi sembra nemmeno corretto affermare che un social network sia da preferire ad un altro in termini di marketing, la strada da seguire è quasi sempre quella dell’integrazione tra i vari mezzi, pesando maggiormente quelli che rispondono a specifiche esigenze aziendali.

21 maggio 2009 Stefano Guerra

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