Da quando Google ha iniziato a parlare di Micro-Moments, è possibile reperire presso le fonti ufficiali di Google dei dati assolutamente confortanti. Le ricerche che includono la keyword “vicino a me” (near me) e “vicino” (nearby) negli USA sono raddoppiate rispetto al 2014, e provengono per l’80% da Mobile. (Fonte: Think with Google)
I consumatori che sono always on (sempre connessi) e always on the go (sempre in movimento) vogliono informazioni con rilevanza locale velocemente, e cliccheranno sui risultati (ed infine compreranno i loro prodotti) di quelle aziende che avranno una presenza su Google localizzata.
Avevamo già parlato della Local SEO, spiegando cosa fosse, in un articolo del luglio scorso, e in un momento vicino alla fine dell’anno vogliamo tornarvene a parlare per sancire la sua importanza nel 2015, riportarvi come la pensa Google, e discutere insieme a voi quali possono essere le implicazioni future di questa disciplina.
Il fatto che la Local SEO sia un’attività importante dipende dal fatto che per gli utenti che ricercano le informazioni sui prodotti e sui servizi, o genericamente sui loro bisogni, è diventato importante avere risposte veloci e locali. I momenti I-want-to-go sono uno dei quattro tipi di micro-momenti base, che avvengono di continuo.
Gli utenti non ricercano più soltanto informazioni, ma quando hanno lo smartphone in mano stanno già prendendo decisioni, e spesso sono già diretti al negozio più vicino, se non già in negozio. Con un mondo di informazioni sulle punta delle dita, le aspettative dei consumatori si sono infatti alzate. Vogliono immediatezza.
Le implicazioni per i brand: devono essere presenti nei momenti davvero importanti per i loro clienti, ovvero quando questi imparano, scoprono, trovano e comprano.
Non è solo SEO, ma è anche mobile advertising, la cui evoluzione è molto forte soprattutto grazie alle automazioni che è possibile creare, facendo comparire particolari annunci in base alla posizione rilevata con il GPS di dove si trova il consumatore (fonte: Capturing “Near Me” Moments: How location-based mobile advertising is changing the marketing landscape di Digital Marketing Depot). Le opzioni di Location-based mobile advertising sono:
Per una guida al targeting degli annunci per aree geografiche e consultare le varie opzioni disponibili si può consultare la guida di AdWords.
Quello che a noi preme sottolineare è che le attività di SEO e SEM devono lavorare in sinergia anche nel Local, sinergia che accompagna le classiche attività di Search Marketing non direttamente legate alla localizzazione.
Gli sforzi di Google nel tracciamento delle conversioni cross-channel in questi mesi sono stati molti, tanto che si è arrivati a tracciare le telefonate a seguito di un annuncio e anche le visite in un negozio, in un’ottica di misurazione del customer journey che va oltre il digitale.
Anche Facebook, a partire dal mese di Novembre, rende disponibile un nuovo tab all’interno degli Insights, “Local”, che consente di conoscere meglio il target delle persone vicine alla propria attività, in modo da poter soddisfare al meglio le loro esigenze.
Qui il discorso ritorna alla presunta battaglia tra Facebook e Google, che in qualche modo si consuma anche sul terreno del Local. Sebbene Google sia ancora lo strumento di base utilizzato dai consumatori per fare ricerche e sia imprescindibile per una prima fase dell’awareness, Facebook dal canto suo detiene molte preziose informazioni. Per esempio:
Facebook supererà davvero Google? A prescindere dalla risposta a questo quesito, bisogna sicuramente pensare a Facebook come a uno dei canali da presidiare se si ha un’attività local, così come non si può evitare la pubblicità display in-app.
Tecnicamente i fattori di ranking nella Local SEO sono rimasti gli stessi di cui avevamo parlato a luglio. Ci ha però stuzzicato un post di un utente della Advertisers Community di Google, poi modificato (ha forse svelato troppo?), per confermare il quarto fattore di ranking (dopo rilevanza, prominenza e distanza).
Prima:
Dopo:
Un errore seguito da una correzione, o appunto una gaffe? Sta di fatto che dire che la Search History è il quarto fattore di ranking con il significato di “quante volte nel passato i risultati sono stati cliccati” invece che “numero di volte in cui il risultato è stato utile sulla base degli altri 3 fattori” è diverso, e significa ammettere che il Click-Through Rate sui risultati di ricerca a livello locale ha influenza sul posizionamento!
Google però ha più volte confermato (anche a Search Engine Land) che i dati sui click e altri dati sul comportamento degli utenti non hanno influenza sul posizionamento a livello algoritmico, ma ciò non significa che Google non utilizzi questi dati per i ranking a livello locale.