17° Summit Architecta 2023: il ruolo centrale delle persone

Il potere delle parole e dell’architettura dell’informazione. Innovazione e sinergia attraverso la collaborazione e la riflessione su linguaggio e azioni

 

Giovani al 17° Summit Architecta 2023

Il 13 e il 14 ottobre, con alcuni colleghi del team Experience, abbiamo avuto il piacere e l’opportunità di partecipare al diciassettesimo summit di Architecta a Venezia, un’associazione che promuove la conoscenza, la diffusione e lo sviluppo della cultura del progetto. Il suo obiettivo è mettere in contatto persone, professionisti e appassionati di architettura dell’informazione, user experience e tutti coloro che credono nel ruolo centrale delle persone in ogni progetto.

Descrizione del summit

Il tema di quest’anno, chiamato “Dire, Fare e Progettare”, ha generato una riflessione su come il linguaggio e le parole possano influenzare le nostre azioni e, viceversa, su come le nostre azioni possano influenzare il nostro linguaggio. Abbiamo esaminato come le scelte progettuali che compiamo in vari contesti e tra discipline diverse possono favorire la creazione di sinergie, soluzioni e opportunità, al fine di generare valore, innovazione e trasformazione.

Come già anticipato, il summit si è svolto in due giorni, il 13 e il 14 settembre, a Venezia, presso l’Università Ca’ Foscari. Queste giornate sono state divise in due momenti ben distinti.

Il mattino è stato il momento dedicato alla collaborazione, al lavorare assieme, al conoscersi attraverso workshop su diversi argomenti e discipline. In alternativa, si sarebbe potuto scegliere di partecipare al “Unconference”, la novità di questo summit, uno spazio aperto e libero dove incontrare persone e altri professionisti.

Nel pomeriggio, si è svolta una conferenza durante la quale diversi professionisti hanno tenuto delle presentazioni e interventi su vari argomenti. Tutti questi talk avevano in comune l’importanza delle persone in ogni fase del progetto e la collaborazione tra tutti coloro che sono coinvolti in un progetto.

Cosa abbiamo fatto nello specifico?

Nella prima giornata, dopo essere arrivati nella sede Ca’ Foscari alle Fondamenta San Giobbe per una breve presentazione delle giornate, siamo partiti per il primo workshop, tenuto da Andrea Resmini e intitolato “La città (in)visibile”. Ebbene sì, partiti nel vero senso della parola, in quanto il primo workshop era itinerante, in giro per la città.

Questo workshop voleva raccontare e rappresentare come lo spazio delle città, in questo caso quello di Venezia, è lo spazio umano per eccellenza dove terra e acqua, nel corso dei secoli, hanno cambiato valore e significato a diversi spazi e zone. Questa passeggiata ci ha portato a riflettere e a osservare lo spazio per capire la percezione che le persone potrebbero avere rispetto a esso: si sentono in armonia? O qualcosa va riorganizzato?

Nel pomeriggio del venerdì, ci siamo immersi invece nella conferenza tenuta nell’Auditorium Santa Margherita. I talk trattavano svariati argomenti, partendo dall’intelligenza artificiale, un possibile alleato e collaboratore dinamico capace di velocizzare i processi, per supportare e non sostituire.

Siamo passati successivamente all’importanza delle parole e al ruolo chiave dei copywriter e degli UX writer designer nel processo di progettazione.

Infine, siamo poi arrivati a toccare il tema dell’accessibilità: un argomento di grande rilevanza e attualità. Abbiamo riflettuto sulla necessità di rendere gli strumenti e le risorse ancora più accessibili e user-friendly. Questo pomeriggio di conferenze è stato un vero e proprio viaggio attraverso diversi aspetti fondamentali del nostro settore, offrendoci spunti di riflessione e confronto.

Arriviamo al sabato, la seconda giornata: la mattina ci siamo divisi in tre diversi workshop. Alcuni di noi hanno partecipato al workshop proposto e tenuto da Chiara Peretti “Service Blueprint: scomporre le complessità un boccone alla volta”. Durante questa mattinata abbiamo aggiunto qualche tassello di conoscenza in più su questo strumento, mettendoci alla prova, assieme ad altri professionisti, su come spezzettare contesti e situazioni complesse per riuscire a cercare e trovare soluzioni e spunti di miglioramento da sviscerare poi nel progetto.

Il pomeriggio è stato dedicato a un secondo momento di conferenza, aperto da Piero Polidoro, che, nel corso del suo intervento, ha discusso su come la teoria può aiutare la pratica, di come il modo in cui vediamo il design può plasmare il modo in cui vediamo il mondo, della collaborazione nell’interpretazione, dell’uso delle metafore nel pensiero, e di come applicare teorie sulla semiotica e narrazione al design.

Infine, siamo arrivati a parlare di conflitti e di come risolverli, dato che nella maggior parte dei casi, i progetti partono proprio da dei conflitti dovuti all’ego, al ruolo di chi vi prende parte, al “far vincere a ogni costo la propria idea”, e abbiamo ragionato su come poter trasformare questi conflitti in opportunità di co-design e ascolto delle persone.

Cosa ci portiamo a casa da questo Summit?

Ci portiamo a casa un’esplosione di creatività, una spinta a fare di più e una voglia di capire come inserire nella nostra quotidianità tutto ciò che è emerso e che più ci ha colpiti durante questa due giorni di confronti e riflessioni.

Facendo un passo più in profondità, possiamo parlare di una rinnovata consapevolezza. Spesso, le scelte che facciamo sul come e dove posizionare elementi all’interno di un sito, quali tassonomie utilizzare, o quanto spazio lasciare tra un blocco a un altro, vengono sottovalutate o non comprese in pieno. Che si tratti di un ambiente digitale o di uno spazio fisico, una cosa è assolutamente certa: quando progettiamo qualcosa, lo facciamo per le persone.

Dobbiamo considerare come esse si muoveranno all’interno dello spazio che stiamo progettando, quand’è che potranno essere immerse nel rumore e quando invece avranno bisogno di silenzio e spazio. Dobbiamo essere in grado di guidarle con le parole giuste, in modo che non si sentano smarrite.

Le parole, scritte o pronunciate, servono a comunicare con i colleghi, i clienti e le persone. Non dovrebbero essere muri, ma canali, come i canali di Venezia, che separano senza dividere, che regolano i tempi e i movimenti, creando una rete di comunicazione e connessione.

In conclusione, il 17° Summit Architecta 2023 a Venezia è stata un’esperienza straordinaria che ha stimolato la riflessione su come il linguaggio e le parole influenzino le azioni e viceversa, e su come le scelte progettuali possano favorire sinergie e innovazione. Le due giornate di collaborazione e conferenze hanno offerto spunti preziosi sui temi dell’architettura dell’informazione, dell’importanza delle persone in ogni progetto, e dell’accessibilità. Questo summit ha ispirato una maggiore consapevolezza nel considerare le persone in ogni fase del processo di progettazione e nell’utilizzo delle parole come canali di comunicazione.

10 novembre 2023 Giorgia De Stefani

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TAG: experience design UX e UI