Il design come espressione tangibile della sensibilità umana, coniugando estetica, ergonomia, funzionalità, per mezzo dell’intuizione, dell’ascolto attivo, e dell’analisi dei dati
È una parola intrisa di significati. Design, si intreccia con Arte per il valore, per lo sforzo creativo di una persona, autore, artista, creatore. Ma se l’arte può essere anche fine a se stessa, senza uno scopo funzionale, senza un utilizzo pratico da parte di chi guarda, che dunque può rimanere spettatore, il design è votato oltre alla bellezza anche alla funzionalità, pratica, affinché un oggetto, un’opera, svolga correttamente un compito, il compito di essere utilizzata nella più razionale, efficiente, ed emozionante maniera possibile dalle persone. Esse, da spettatori diventano veri e propri interpreti utilizzatori, se vogliamo parte integrante quindi pensata dal designer nel suo design, nel suo progetto, nel suo creare e modellare.
Creare. Dallo zero fahrenheit finalmente un palpito, un sussulto, che porta calore, il calore umano porta ad essere tramite per creare al fine di dare usufrutto ad altri essere umani. Così come nella notte, in fondo al mare le ultime onde lasciano nascere la luce dell’alba e dell’aurora, così dal gelo della solitudine, che spezza le reni, che spezza la schiena, e spezza la coscienza, ci viene incontro uno sconosciuto con nelle mani un dono, un dono che porta calore, umano, perché finalmente una persona ha pensato a noi, sì, anche a noi. Sì, anche a me. Ergo, sum, questo dono è per me, una persona ha pensato una cosa che fosse per me, ha pensato a me, perché in fondo anch’io esisto, voglio esistere, e quanto è bello esistere. Ecco questo dono, me lo ricorda ogni giorno, perché pensare è sentire, è sentire l’esistenza altrui, e sentire è ascoltare, e sentire è sentimento, e sentire, è intuizione.
Il cuore, nostra vera ragione, da un nulla eterno che voglio arcaico, dà vita al battito, al palpito del sentimento, un sentimento che accende la memoria e l’ascolto, e quell’intuizione di creare e di modellare per arrivare a noi, partendo da noi, dalle nostre esperienze, dai nostri vissuti, per migliorarli. Per renderci attori, non spettatori, felici dell’esistere e dell’esperire, opere che sono fatte per noi, pensate e sentite per noi, da chi è in ascolto, ecco l’importanza di chi crea, progetta, fa design, dà vita e funzione se sa veramente ampliare la propria visuale ponendosi in ascolto di quanto, e di chi, sta oltre alla finestra del proprio atelier.
Il concetto di Design afferisce, possiede un proprio spazio, oltreché nell’arte, anche nella tecnica, nella tecnologia, nella ingegneria, nella scienza, e nella storia. Opere di scienza e di tecnica sottendono il raggiungimento di un giusto design per esistere ed essere fruite, esperite. E queste creazioni, nei casi più decisivi, hanno determinato il cambiamento dello status quo segnando un vero e proprio passaggio di epoca (anche generazionale) del fare e dell’essere, quindi inscrivendosi nella storia. I nomi di grandi personaggi che hanno segnato epoche con il loro design, sono molteplici, ma non moltissimi, ed è anche questo che li rende così speciali.
Gustave Flaubert disse che «L’uomo non è niente, l’opera è tutto!». Per certi versi, questo pensiero è condivisibile, l’opera è ciò che rimane tangibile di ciò che l’uomo ha creato. Ma la memoria, il ricordo di questo uomo creatore, anch’essa è importante, e rimane nell’immaginario collettivo, specie se inscritta nella storia dell’arte, e nella storia, in qualità di artista, tecnico, scienziato, designer. È giusto, è un diritto, ed è fondamentale, per noi oggi, sapere a chi dobbiamo esprimere un pensiero di ammirazione e gratitudine, per le opere di ingegno che quotidianamente, o quasi, osserviamo, contempliamo, utilizziamo, esperiamo.
Certe opere del design sono talmente belle, da fissarsi nella storia e nell’immaginario, determinando la nascita di nuovi driver culturali, che le persone fanno propri, tanto che un preciso oggetto può divenire identificativo di un certo tipo di persona, ma vera anche la bidirezionalità di questo concetto, cioè che un certo tipo di persona può divenire identificativa di un preciso oggetto pensato per essa. È pertanto giusto altresì, in virtù di quanto ho espresso, che le più importanti gallerie d’arte, come ad esempio il MOMA di New York, dedichino intere aree al design.
Certe arti d’altronde, sono strettamente correlate con il design, pensiamo all’architettura e all’arte plastica, al product design, alla fotografia e al cinema, alla musica. Ma anche certe discipline della scienza sono sorelle al design, pensiamo all’ergonomia, al biodesign, allo user experience design. Non scordando l’aspetto tecnologico, pensiamo al web design, allo user interface design, e al communication design quest’ultimo entro cui la comunicazione, in particolare la comunicazione visiva, si ridefinisce in relazione alle innovazioni tecnologiche oltreché all’aspetto degli sviluppi produttivi e delle riorganizzazioni sociali.
Ma vediamo, discorrendo e non in ordine cronologico, alcuni designer/imprenditori/inventori di progetti (intendibili pertanto come design) che hanno fortemente cambiato il modo di vivere delle persone, inscrivendosi pertanto nella storia per aver delineato una nuova epoca, che cioè segnasse la fine di uno status quo. Parto con un oggetto che ho qui vicino alla tastiera del pc, l’iPhone di Apple, che assieme ad altre meraviglie come iPod e iMac, hanno stravolto rispettivamente il concetto di telefonia mobile, di ascolto della musica, e di personal computer; essi sono stati concepiti da due menti illustri, Steve Jobs e Jonathan Ive.
Il personal computer però, è nato molti anni prima, alla prima metà degli anni ’60, per opera di un italiano (l’Italia è una delle patrie delle grandi invenzioni, e del design), Pier Giorgio Perotto che realizzò per Olivetti la celebre Programma 101. Prima si scriveva a macchina (celebre la Olivetti Lettera 22 di Marcello Nizzoli e Giuseppe Beccio, tra le primissime portatili), su carta, ma chi la inventò la carta? Quasi 2.000 anni prima il cinese Cai Lun, un dignitario della corte imperiale, partendo da brandelli di stoffa usata. Di questo personaggio non vi posso mostrare una fotografia, perché non ne era ancora nato il suo inventore, Thomas Wedgwood. Un’arte la fotografia molto affascinante, che ha avuto un vero e proprio boom lato consumer negli anni ’70 grazie alla foto istantanea di Polaroid, in special modo vi parlo di quel gioiello che è la Polaroid SX-70, uno dei tanti importanti brevetti di Edwin Land, e il cui design poté vedere la luce grazie alla matita di Henry Dreyfuss.
Con un oggetto del genere ci si divertiva parecchio, a immortalare ad esempio la vita all’aperto con la propria famiglia, begli anni, prima magari ci si portava in campeggio o al pic-nic una piccola televisione portatile a batteria, memorabile la Algol 11” Brionvega, disegnata da Marco Zanuso e Richard Sapper. Su uno schermo così piccolo, bianco e nero, certo non potevi però apprezzare un film, specie se parliamo di un capolavoro filosofico, e del design delle riprese, come Shining, per il quale Stanley Kubrick si avvalse per molte riprese (di una potenza visiva incredibile) della perfezionata Steadicam di Garrett Brown. Un film così va guardato in una sala cinematografica, quest’ultima splendida invenzione dei fratelli Louis e Auguste Lumière.
Certe immagini sono davvero potenti, pensiamo ad esempio alle copertine degli album dei Pink Floyd realizzate da Storm Thorgerson e il suo famoso studio Hipgnosis. Questo fotografo e designer britannico ha segnato un’epoca con le sue copertine, oltre che per quella leggenda che sono i Pink Floyd, anche per un altro gruppo leggenda come i Led Zeppelin, poi ancora per i Genesis, i Black Sabbath, e altri importanti musicisti.
Le intuizioni geniali di questi grandi personaggi, ci hanno scaldato il cuore, pensiamo alla lampadina a incandescenza di Thomas Edison, o alla telegrafia senza fili di Guglielmo Marconi, o al primo aeroplano dei fratelli Wright. Esistono anche delle storie abbastanza singolari, come si dice di necessità virtù: è il caso della prima carta di credito, che Frank McNamara elaborò dopo che una sera aveva avuto il disagio di essersi dimenticato il denaro contante per pagare al ristorante; da qui il nome Diners.
Oggi sono oggetti che fanno serenamente parte del nostro quotidiano, non ci pensiamo nemmeno, strisciamo la carta per la colazione al bar, poi in ufficio accendiamo il laptop ed entriamo in internet, grande invenzione il www di Tim Berners-Lee, e che dire dell’invenzione del wifi da parte di Hedy Lamarr? Certe invenzioni, come anche gli orologi da polso per uso militare di Antoni Patek e Adrien Philippe, sono nate in tempi oscuri, per arrivare ai giorni nostri e ad un uso “quasi comune” (dico “quasi” perché oggi un Patek Philippe se lo possono permettere davvero in pochi). Alcuni di questi cambiamenti epocali li ho vissuti in prima persona, penso ad esempio all’avvento in internet dei motori di ricerca, prima Altavista (Ken Olsen) e Yahoo! (Jerry Yang, David Filo), poi chiaramente Google (Larry Page, Sergey Brin).
Queste opere epocali sono state grandi conquiste, e alcune di esse le troveremo probabilmente per sempre nella nostra vita, sono state pensate per noi, con ingegno, con cultura, con preparazione, con intuito, con sentimento, con l’ascolto, con stile.
Stile, altra accezione di design, e in questo, lo stile, lo stilista è il designer per antonomasia, e anche in tale ambito la storia ha vissuto epoche decretate dalla genialità di alcune creazioni, come i bauli da viaggio ideati da Louis Vuitton che rivoluzionarono il modo di viaggiare grazie alla loro struttura in legno a doghe, e il tessuto a sostituzione della pelle per poter rendere piatti ma al contempo resistenti all’acqua i coperchi, e rendere impilabili i bauli; o ancora i mocassini Gucci disegnati da Aldo Gucci, figlio del fondatore Guccio Gucci, primi mocassini unisex che con l’aggiunta sulla tomaia del morsetto equestre horsebit divennero l’emblema del casual chic, e il mocassino elegante formale per eccellenza, bello pratico e comodo, alternativa alle meno pratiche e meno comode scarpe stringate.
La parola è inglese, e, come detto inizialmente, ha in sé molteplici significati: progetto, disegno, pianta, schizzo, studiare come realizzare qualcosa, ideare, concepire. Potremmo dire che il design si occupa del concepimento di oggetti, architetture, ambienti e funzioni digitali, grafica, esperienze, concetti, tramite la stesura di un progetto atto a riunire in sé sia l’aspetto della funzionalità, sia l’aspetto dell’ergonomia, sia l’aspetto dell’estetica, tutti e tre fondamentali. Per dare gioia allo sguardo, per risolvere problemi pratici, e per migliorare le esperienze.
Attraverso la considerazione attenta di materiali, colori, proporzioni e funzionalità, il design vuole armonizzare l’estetica con la praticità, verso soluzioni che siano tanto piacevoli quanto efficienti. Il design contribuisce a plasmare il nostro ambiente, e influenza la nostra esperienza visiva e sensoriale.
Il design è l’espressione tangibile della sensibilità umana, un linguaggio che si articola attraverso forme, colori e funzioni per comunicare e interagire con il mondo che ci circonda. Al suo nucleo, il design nasce dalla capacità di percepire sottili sfumature, di cogliere dettagli spesso trascurati, e di tradurre queste intuizioni in soluzioni creative e funzionali.
La sensibilità gioca un ruolo fondamentale nel processo di design, poiché consente ai designer di captare non solo le esigenze pratiche, ma anche le emozioni e le aspirazioni delle persone. La creazione di oggetti, ambienti o esperienze che risuonano con la sensibilità delle persone richiede un’attenzione particolare ai dettagli e una profonda comprensione delle dinamiche umane.
Inoltre, il design si nutre dell’implicit learning, un processo attraverso il quale acquisiamo conoscenza senza necessariamente rendercene conto. Le esperienze accumulate nel tempo diventano parte integrante della nostra comprensione del mondo, influenzando le scelte estetiche e funzionali che compiamo nel processo creativo. Il designer, attraverso l’implicit learning, attinge a un vasto archivio di esperienze personali e collettive, arricchendo così il suo bagaglio di ispirazioni e intuizioni.
Un altro elemento cruciale nella pratica del design è l’ascolto attivo delle persone. La costruzione di soluzioni significative e utili richiede una connessione profonda con il pubblico di riferimento, in ogni fase progettuale. Ascoltare le storie, indagare e comprendere le esigenze altrimenti non espresse, cogliere le sfumature delle esperienze quotidiane è fondamentale per plasmare un design che vada oltre la mera estetica e si immerga nel tessuto stesso delle vite delle persone.
Il design non è solo una questione di estetica e funzionalità; è un atto di sensibilità, di apprendimento implicito e di ascolto empatico. Quando il design abbraccia queste dimensioni, diventa una forma d’arte che non solo soddisfa bisogni tangibili, ma arricchisce anche l’esperienza umana, trasformando l’ordinario in straordinario.
Il design pertanto, partendo dalla sensibilità, dall’intuizione, dall’implicit learning, dal bagaglio culturale propri del designer, raccogliendo esperienze e vissuti interiori, ed esteriori, si deve affacciare in ogni fase del progetto alle persone, esse sono il vero sestante che può guidare la rotta di navigazione. Ciò non vuol dire assolutamente però che non si possa riprendere in mano un progetto già finito, per migliorarlo: guardando a TSW, sono molti i brand che le si sono rivolti già nelle prime fasi di un progetto di design, ma sono molti altresì i brand che si sono rivolti a TSW affidandole il miglioramento di prodotti, ambienti e contesti, interfacce, servizi, siti web già immessi sul mercato.
Nei nostri laboratori, e in contesti reali, gli experience designers e i ricercatori in ambito neuroscienze, scienze cognitive, e scienze antropologiche ed etnologiche, di TSW testano, ascoltano, analizzano, studiano le diverse esperienze che ogni giorno le persone vivono. Da questo punto di osservazione, che non è un punto di arrivo, ma un punto di (ri)partenza, vengono poste le basi per migliorare, per efficientare, per modellare, per plasmare, oppure concepire, creare, dare alla luce qualcosa di cui le persone sono parte integrante e sono il centro prospettico, qualcosa in cui possono credere e riconoscersi, qualcosa che migliorerà per molto molto tempo le loro esperienze.
Come in ogni cosa, c’è un punto di partenza, un germoglio, un acchito, che dà il la affinché tutti i componenti si allineino, e il motore, il cuore, il progetto si avvii, o si ri-avvii. Questo incipit si chiama intuizione.
Nel contesto dell’UX design, l’intuizione svolge un ruolo cruciale insieme alla ricerca e all’analisi dei dati. Mentre la ricerca e l’analisi forniscono informazioni concrete e dati quantificabili sugli utenti e sulle loro esigenze, l’intuizione entra in gioco per interpretare e applicare tali dati in senso migliorativo al progetto.
Nel product design, l’intuizione può emergere nel processo creativo, suggerendo soluzioni innovative che potrebbero non essere emerse dai dati di ricerca, o perché quest’ultimi sono difficili da reperire (quest’ultima situazione ad ogni modo, non è mai auspicabile; il supporto dei dati provenienti ad esempio da dei test di usabilità, ha un valore incommensurabile). In buona sostanza un designer potrebbe intuire che un piccolo dettaglio estetico o una funzionalità extra potrebbe generare una risposta positiva da parte degli utenti, anche se tali elementi non sono stati esplicitamente richiesti nella fase di ricerca.
La selezione di forme, colori e materiali spesso deriva da un’intuizione affinata dall’esperienza. La bellezza e l’eleganza di un prodotto possono essere intrinsecamente collegate alla capacità del designer, data dall’esperienza professionale e dalle esperienze interiori ed esteriori, di percepire armonie visive e di tradurre questa percezione in scelte di design che vanno al di là della funzionalità.
L’intuizione è il motore dell’innovazione nel Product Design. La capacità di intuire nuovi approcci e soluzioni al di fuori degli schemi convenzionali, costituisce una prospettiva intuitiva spesso alla base di prodotti rivoluzionari che anticipano le esigenze degli utenti, superando le limitazioni della pura razionalità.
Nell’ambito del communication design, l’intuizione può emergere nella fase iniziale del processo creativo. Gli UX designer, basandosi su esperienze passate e sensibilità estetiche, possono avere intuizioni su come comunicare efficacemente un messaggio visivo. Queste intuizioni sono spesso supportate dalla comprensione implicita di come colori, tipografie e layout possano influenzare le emozioni e la percezione delle persone.
Tuttavia, è fondamentale che l’intuizione venga bilanciata sempre dalla ricerca. L’analisi dei dati relativi al pubblico di destinazione, alle tendenze di design e alle prestazioni passate delle campagne di comunicazione contribuisce a validare, a correggere, a perfezionare, la traiettoria delle intuizioni iniziali. La combinazione di intuizione e dati permette di creare design che non solo sono esteticamente accattivanti ma anche efficaci nel comunicare il messaggio desiderato.
Nel web design, l’intuizione ha spesso un ruolo nella definizione delle interfacce utente e delle esperienze di navigazione. Gli UX designer possono avere ispirazione su come organizzare le informazioni in modo intuitivo, su quali elementi visivi catturino l’attenzione dell’utente e su come garantire un flusso di interazione naturale.
L’intuizione, pertanto, può in ultima analisi costituire un impulso per riprendere il cammino e aggiungere un tassello al design; una buona intuizione trova conferma nella successiva comprensione approfondita degli utenti e dei loro comportamenti online. L’analisi dei dati di navigazione, i test utente e le metriche di utilizzo del sito forniscono informazioni concrete, corollario della buona fruibilità ed efficacia del design proposto. L’intuizione si trasforma quindi in ipotesi verificabili, e la combinazione di intuizione e dati consente di iterare e ottimizzare continuamente il design per un’esperienza utente sempre migliore.
L’intuizione non sostituisce la ricerca e l’analisi dei dati, ma piuttosto le arricchisce. L’intuizione è il risultato di esperienze passate e sensibilità creative, ma deve essere sottoposta a verifica attraverso la raccolta e l’analisi di dati concreti. La sinergia tra intuizione e dati nel processo di UX Design consente di realizzare progetti che non solo soddisfano le esigenze estetiche, ma anche le necessità e le aspettative degli utenti in modo concreto e misurabile.