Strategie di riduzione del paradosso della scelta: scomporre, personalizzare e progettare il profumo dell’informazione per migliorare l’esperienza degli utenti
Per paradosso della scelta si intende quello stato di grande difficoltà che ci troviamo a vivere quando, nel prendere una determinata decisione, abbiamo molte opzioni. Basti pensare al momento in cui entriamo in una enoteca e invece di decidere se acquistare un vino bianco o rosso ci troviamo di fronte ad infinite variabili come, ad esempio, il vitigno, l’annata o la zona geografica.
È scientificamente provato che all’aumentare delle opzioni di scelta, il tempo che impiegheremo per prenderne una sarà molto più elevato.
Questa teoria è descritta in quella che è conosciuta come legge di Hick:
“Il tempo necessario per prendere una decisione varia in funzione del numero di opzioni disponibili”.
Basandoci su questa legge, quindi, dovremmo ridurre il numero di opzioni per migliorare l’esperienza delle persone nell’interazione con un menù, un catalogo, etc.
In passato, coloro che si occupavano di architetture informative e UX in generale adottavano un approccio secondo cui la presenza di un numero minore di clic all’interno di un’interfaccia determinava una maggiore qualità dell’interazione.
Con il tempo, però, questo aspetto è radicalmente cambiato e oggi sappiamo che sia il paradosso della scelta sia un sovraccarico di informazioni sono più un problema di qualità (di come, cioè, le informazioni vengono presentate alle persone) rispetto ad un problema di quantità (ovvero di numero di opzioni disponibili).
Ecco perché i designer oggi sanno che le strutture larghe e poco profonde sono preferibili alle strutture strette e profonde, solo ed esclusivamente, però, se viene rispettata la coerenza.
Chi si occupa di organizzare contenuti quindi sa che deve applicare alcune strategie per poter diminuire il paradosso della scelta, come ad esempio: scomporre, personalizzare e progettare il profumo dell’informazione.
Per ridurre questo “io” cognitivo e conseguente senso di frustrazione, quello che possiamo fare quando stiamo progettando architetture informative è scomporre i contenuti e creare delle macrocategorie che ci permettano di ridurre i componenti di determinate categorie.
Una delle attività che svolgiamo in TSW per comporre determinati contenuti è il card sorting perché prevede il coinvolgimento delle persone che interagiranno con quello spazio informativo e di conseguenza, per noi, è il miglior approccio possibile.
Un esempio emblematico di scomporre lo troviamo nei filtri dei siti di auto, dove, inserendo la tipologia di alimentazione o la marca dell’auto, aiutiamo le persone a ridurre i risultati di ricerca.
Riuscire a personalizzare i contenuti da presentare appena una persona accede al nostro spazio digitale, oltre ad essere fortemente ingaggiante, aiuta a diminuire il paradosso della scelta.
Per personalizzazione dei prodotti si intendono ad esempio le sezioni “Continua ad acquistare” e “Prodotti suggeriti per te”.
Questo approccio lo troviamo in moltissime applicazioni che utilizziamo ogni giorno, da Amazon a Subito, alle APP della spesa online, etc.
Il “profumo dell’informazione” ci fornisce in anteprima, mentre stiamo effettuando una ricerca, le possibili categorie di appartenenza di un determinato prodotto.
Questo ci aiuta a contestualizzare il prodotto ricercato.
Un esempio lo troviamo sull’APP di Vinted che riporto di seguito.
Oltre a questi tre elementi importanti, i designer sanno che nella fase di progettazione devono porre l’attenzione a tanti altri aspetti per abbassare lo sforzo cognitivo degli utenti. Il primo, per noi di TSW, è sempre coinvolgere le persone per poter comprendere ogni giorno il loro prezioso punto di vista, il loro modello di pensiero e le loro importanti aspettative.
Raccolte queste informazioni, possiamo organizzarle prestando attenzione a:
Per chi fosse interessato ad approfondire questo argomento consiglio la lettura del libro di Barry Schwartz “The paradox of choise: why more is less”. Qui potete anche ascoltare un suo intervento al TED Global del 2005, sempre assolutamente attualissimo.