Cosmesi, Dolomia, oggettività, EEG e percezione: cos’hanno in comune queste cinque parole?
Sono tutte legate al progetto di ricerca che, in partnership con l’Università di Padova (precisamente con lo spin-off Unired), abbiamo svolto per Unifarco e Dolomia, brand di skincare dell’azienda bellunese.
L’obiettivo: indagare la piacevolezza di un gesto quotidiano come l’applicazione della crema viso, un’esperienza talmente soggettiva da non poter essere misurata… o forse sì?
In questo video, è il nostro Christian Caldato, proprio attraverso le cinque parole con cui abbiamo esordito, a dare voce al racconto del progetto; a seguire, il nostro articolo di approfondimento sulla ricerca condotta per misurare il percepito.
Nella nostra routine quotidiana compiamo una serie di piccoli gesti automatici ai quali capita di non prestare troppa attenzione. Ad ognuno di questi gesti, sappiamo essere associata una risposta cerebrale in termini sia di piacevolezza che di coinvolgimento. Come misurare, però, questi indicatori d’esperienza? In altre parole, come misurare il percepito delle persone durante queste attività?
Per indagare questa tematica, abbiamo svolto uno studio sulla percezione di utilizzo di un prodotto di uso comune, una crema per il viso prodotta da Unifarco, azienda bellunese specializzata nello sviluppo e produzione di prodotti di cosmeceutica, integratori alimentari e presidi medici.
Grazie alla partnership con Unired e l’Università di Padova, abbiamo coniugato tecniche di ricerca quantitativa e qualitativa per definire un protocollo di ricerca che fosse controllabile, replicabile e che ci consentisse di raccogliere informazioni che, combinate insieme, fossero in grado di restituirci una “mappatura” dell’esperienza. Per questo studio TSW ha quindi unito il percepito delle persone, fondamentale per capire meglio le loro impressioni, esperienze e percezioni, a una serie di misurazioni oggettive prese in prestito dalle neuroscienze.
Abbiamo messo a confronto una crema viso Dolomia, brand oggetto del test, e quella di un competitor e abbiamo osservato e ascoltato le persone coinvolte nella ricerca durante l’applicazione del prodotto, per misurare in modo oggettivo il loro vissuto, la loro esperienza.
Per farlo, e poter quindi indagare il coinvolgimento delle persone e la loro percezione di piacevolezza, abbiamo utilizzato l’elettroencefalografia (EEG), strumento di misurazione delle onde cerebrali con cui abbiamo mappato l’asimmetria nella parte frontale dei due emisferi cerebrali, destro e sinistro. Contestualmente, abbiamo utilizzato un rilevatore che attraverso la misurazione della micro-sudorazione ci restituisce un valore di attivazione del sistema nervoso (arousal) riconducibile ad un indice di intensità emotiva. Grazie alla combinazione di questi strumenti e rispettivi indici, abbiamo potuto misurare una serie di valori rappresentativi di quanto l’attività fosse piacevole (Motivation index), coinvolgente (Emotional index) e la corrispettiva intensità emotiva (Arousal).
Va da sé che la misurazione del percepito di un’esperienza come l’applicazione di una crema non possa avere luogo senza il coinvolgimento delle persone che quell’esperienza la vivono quotidianamente. In quest’ottica, abbiamo aperto le porte del nostro Laboratorio ai clienti (tali o potenziali) di Unifarco a cui abbiamo fornito tutte le istruzioni necessarie da un punto di vista tecnico e scientifico alla corretta esecuzione del test.
Il protocollo, ottimizzato appositamente per uno studio che implicasse l’applicazione di un prodotto di cosmesi, ha visto il susseguirsi di diverse fasi: dopo una prima condizione di riposo (baseline), le persone erano invitate a toccare la crema, sentirne la consistenza, applicarla su una parte limitata del viso, attendere e successivamente toccare in alternanza, la parte del viso con la crema e la parte omologa senza crema. Al termine dell’esperienza, abbiamo completato la raccolta di informazione grazie ad un questionario strutturato di valutazione di piacevolezza dell’esperienza dei diversi prodotti.
Grazie ai risultati registrati in combinazione con le valutazioni delle persone coinvolte, abbiamo osservato che l’esperienza non dipende unicamente dalla fase di applicazione del prodotto, bensì dalla combinazione di aspettativa, applicazione ed effetto finale del prodotto sulla pelle. Un risultato a cui, grazie all’approccio interdisciplinare che caratterizza TSW, siamo riusciti a dare valenza e solidità scientifica ri-connettendo l’azienda, che quei prodotti li progetta, e le persone che, attraverso quei prodotti, vivono un’esperienza che può (e deve) essere di qualità.