Il vero valore di ogni progetto è racchiuso nella sua capacità di rispondere a delle domande, che celano esigenze, bisogni, desideri. E il valore è tanto più alto quanto queste domande, che ogni azienda si pone, coincidono con quelle dei loro clienti. Quindi che domande si fanno le aziende farmaceutiche, o più in generale le imprese del settore health & wellness? Sicuramente una delle più tracciate e monitorate è: quanto il nostro prodotto sta facendo il suo dovere aiutando chi lo assume? O per dirla in termini più immediati: quanto è efficace? Ma al tempo stesso possiamo chiederci: quanto viene percepita questa efficacia?
Un famoso spot pubblicitario esordiva con “contro il logorio della vita moderna…”. Ed è vero: la quotidianità frenetica può portare a tutta una serie di piccoli sintomi fastidiosi che incidono sul benessere della persona. Tendenzialmente per contrastarli cerchiamo soluzioni che ci aiutino anche a compensare le energie che ci mancano, come gli integratori alimentari. Anche noi, da ricercatori un po’ acciaccati, desideriamo sapere se l’integratore a cui ci affidiamo per star meglio sia veramente efficace, o porti comunque a un beneficio, grazie al principio attivo oppure al classico effetto placebo.
Come valutare l’efficacia di un integratore quindi? L’occasione è nata grazie a una collaborazione con Unired, spin-off dell’Università di Padova, che ha portato in TSW un progetto sulla tematica. Abbiamo indagato l’efficacia di un nuovo integratore alimentare e la percezione dell’efficacia, coinvolgendo direttamente le persone che utilizzano questo genere di prodotto.
Per validare i risultati di test precedenti, abbiamo svolto un’indagine sia qualitativa sia quantitativa, basata su dati rilevati con l’utilizzo di strumenti di indagine psicofisiologica. Lo studio è stato strutturato longitudinalmente, con una durata di due mesi, e segmentato in varie fasi.
La Fase 0 è stata la profilazione dei partecipanti. In questa fase abbiamo cercato cento persone che avessero sintomi leggeri, causa di uno scarso benessere, ma non correlati ad alcun tipo di patologia pregressa. A titolo esemplificativo:
Il tasso di abbandono è stato vicino allo 0%, con solo una persona che non ha completato l’intero percorso.
Abbiamo quindi suddiviso i partecipanti in due gruppi omogenei (60% donne e 40% uomini – età media di 50 anni) che definivano due condizioni sperimentali differenti:
Per evitare possibili influenze da parte del nostro team di ricercatori, lo studio si è svolto in doppio cieco: una metodologia in cui nemmeno il ricercatore che conduceva il test era a conoscenza di quale gruppo ricevesse l’integratore e quale il placebo.
Nella fase 1, prima che le persone coinvolte cominciassero ad assumere l’integratore, abbiamo svolto una serie di misurazioni psicofisiologiche e comportamentali:
Alla fine del primo mese si è svolta la Fase 2, dove abbiamo chiesto ai partecipanti di rispondere da remoto a un secondo questionario anamnestico, per seguire l’andamento dello stato di benessere e dell’esperienza d’uso.
Trascorsi i due mesi previsti dal progetto per la somministrazione dell’integratore, si è svolta la Fase 3:
Questo studio, dunque, ha in primis riportato un risultato sull’efficacia del prodotto. Ma l’esito positivo risiede principalmente nella nuova metodologia che abbiamo definito per rilevare l’esperienza percepita in due livelli, conscio e inconscio: questo ci permette di avere due punti di vista diversi che rafforzino la validità dell’esito, considerando i risultati in modo sinergico, proprio in virtù della loro natura qualitativa da un lato e oggettiva (perché misurata) dall’altro. Inoltre, questo studio ha portato alla luce quanto spesso ciò che percepiamo a livello conscio non sia allineato con ciò che viene misurato e registrato a livello implicito.
Bibliografia
C.G. Richter, et al.Phase–amplitude coupling at the organism level: the amplitude of spontaneous alpha rhythm fluctuations varies with the phase of the infra-slow gastric basal rhythm NeuroImage, 146 (2017), pp. 951-958