Una ricerca per comprendere a livello profondo come la dimensione degli schermi impatta sull’esperienza di visione di contenuti video.
Di anno in anno, aumentano nel mercato degli smartphone i dispositivi con schermi dalle dimensioni sempre più simili a quelle di un tablet. Lo stesso vale per le televisioni e gli schermi dei PC. Una domanda sorge spontanea: perché deve essere tutto così grande? Quando guardiamo qualcosa sul nostro smartphone e poi lo riguardiamo su uno schermo TV, la nostra esperienza cambia? Se sì, in che modo?
Per dare una risposta a questa domanda abbiamo coinvolto le persone in una ricerca e, grazie ai loro vissuti, abbiamo raccolto dati preziosi per progettare esperienze migliori.
Come la dimensione degli schermi influenzi la fruizione di contenuti e, in particolare, quale sia l’effetto sulle risposte implicite delle persone, è da sempre oggetto di grande interesse.
Dal 2000 ad oggi, infatti, l’uso di diversi dispositivi per accedere ad internet è aumentato drasticamente. Le persone oggigiorno possono informarsi attraverso smartphones, portatili, TV e non solo. L’ampia disponibilità di device ha impattato, ovviamente, sulle modalità di accesso alle informazioni con conseguenze sul modo in cui aziende e persone entrano in relazione.
Viene automatico quindi pensare agli aspetti emotivi nelle campagne pubblicitarie che fino dagli anni ’80 sono sempre stati considerati con un occhio di riguardo (Batra 1986, Caferata and Tybout forthcoming; Holbrook and O’Shaughnessy 1984) e a cui sono seguiti gli studi per vedere gli effetti delle diverse misure di schermo sull’intensità delle risposte emotive a partire dagli anni ’90 (Reeves et al., 1999).
L’indice dell’intensità emotiva (Emotional Index), però, non porta con sé l’informazione di quale emozione sia in atto o di quale processo possa generare delle variazioni nel valore registrato. Si rende allora necessario indagare le risposte implicite psicofisiologiche delle persone attraverso altri indicatori.
Nella nostra ricerca, abbiamo scelto di considerare, oltre all’indice dell’intensità emotiva, il Motivational Index, l’indice che riporta il grado di piacevolezza dell’esperienza.
Due indicatori – intensità emotiva e piacevolezza – che non vanno di pari passo ma che, se considerati in correlazione, possono fornirci informazioni decisamente più complete. Questo perché, difatti, l’aumento della piacevolezza non corrisponde in modo assoluto ad un aumento dell’intensità.
Per comprendere la differenza tra i due indici, pensate a tutte le volte in cui avete mangiato il vostro piatto preferito. In ognuna di queste occasioni il livello di piacevolezza è aumentato, ma siete in grado di ricordare esattamente tutti questi momenti? Probabilmente la risposta è no. O meglio, magari ricorderete di aver mangiato il vostro piatto preferito durante un appuntamento importante, ma non tutte le altre volte in cui è capitato di fare lo stesso. Questo perché in quella situazione l’intensità emotiva era maggiore.
Per analizzare la correlazione tra questi indici, abbiamo chiesto a 24 persone (16 donne e 8 uomini, con età media di 35 anni) di donarci la loro esperienza: le abbiamo coinvolte singolarmente nella visione di un contenuto video da schermi di diverse dimensioni e, attraverso l’utilizzo dell’Elettroencefalogramma per il Motivational Index e del Galvanic Skin Response per l’Emotional Index, ne abbiamo osservato le risposte psicofisiologiche.
Dall’analisi di questi indici è emerso come le dimensioni dello schermo non influenzino la piacevolezza del contenuto (Figura 1), ma influenzino invece l’intensità emotiva (Figura 2). In particolare, il picco principale viene raggiunto nei primi 15 secondi di visualizzazione, con un maggior coinvolgimento (e quindi memorabilità) nella visione da Desktop.
Nonostante, quindi, la letteratura ci indichi che lo smartphone sia la tipologia di dispositivo più usato per accedere ad internet (93%), questo studio dimostra come, quando le persone sono raggiunte attraverso il monitor di un pc, vi sia una maggiore probabilità che lo stimolo venga memorizzato.
In aggiunta, notiamo come il picco di probabilità di memorizzazione avvenga nei primi 15 secondi di fruizione del video.
Metodologia e tecnologia hanno permesso ai nostri ricercatori di condurre questa ricerca, ma ancora una volta sono le persone a fare la differenza. Il loro coinvolgimento diretto e l’ascolto profondo dei loro vissuti, espliciti ed impliciti, sono la chiave per progettare, insieme alle aziende, un mondo di esperienze migliori.