Le microespressioni facciali: cosa sono e cosa ci raccontano

Lo studio delle microespressioni è uno strumento utile nell’ascolto delle persone?

Le microespressioni facciali sono espressioni del volto di brevissima durata che possono fornire informazioni sulle emozioni di base, se associate ad altre risposte fisiologiche. Questa misurazione quantitativa rientra nella sfera di ciò che ascoltiamo – grazie alle neuroscienze applicate – a livello psicofisiologico. Insieme a sudorazione, onde cerebrali, movimenti oculari e altri segnali, possiamo indagare l’inconscio e le nostre emozioni in relazione a diversi tipi di esperienza, siano essi legati a un prodotto, un servizio, o a un momento. A questo tipo di ascolto uniamo anche quello più tradizionale, raccogliendo preziose informazioni da ciò che le persone percepiscono e hanno da raccontare di un’esperienza.

Partendo da questi presupposti è importante interrogarci su come inserire lo studio di queste risposte psicofisiologiche nel nostro metodo di ascolto. Oggi ci chiediamo: che valore hanno le microespressioni facciali? Che informazioni ci danno?

Ma partiamo da un excursus più ampio per arrivare a dare una risposta a queste domande.

Cosa sono le microespressioni facciali

Le espressioni facciali sono parte integrante del linguaggio del corpo, componente principale dell’espressione non verbale che, secondo i linguisti, caratterizza più del 90% della nostra effettiva comunicazione. Se fornissero semplicemente informazioni ridondanti rispetto al linguaggio verbale, non sarebbero oggetto di studio né verrebbero utilizzate nella ricerca in campi scientifici quali le neuroscienze, la psicologia e le scienze comportamentali1.

Oggi conosciamo quali sono le aree cerebrali capaci di inviare impulsi elettrici al viso al fine di contrarre o rilassare i muscoli facciali e classifichiamo, in particolare, due livelli di espressioni:

  • Alcune consapevoli, come quelle realizzate dagli impulsi inviati dalla corteccia motoria e risultanti quindi dagli sforzi volontari di riprodurre una particolare espressione;
  • Altre invece involontarie, fuori dal controllo della persona, frutto degli impulsi inviati da aree inferiori del cervello, in seguito ad una stimolazione emotiva.

Molte espressioni facciali, quindi, poiché difficili da modulare volontariamente, ci forniscono preziose informazioni sulla sfera emotiva del nostro interlocutore.
Lo studio scientifico della relazione espressione-emozione iniziò con The Expression of Emotions in Man and Animals di Charles Darwin2, che documentò una serie di emozioni in grado di suscitare espressioni universali, nell’uomo e in altri animali.

Tra i primi a dimostrare come dalle espressioni facciali si potessero ottenere informazioni altre rispetto al linguaggio e legate alla sfera emotiva, ci furono Paul Ekman e Wallace V. Friesen. In particolare, definirono le microespressioni facciali come manifestazioni caratterizzate da movimenti muscolari completi, tipici di quelle macro, ma molto più rapidi3 e di conseguenza più difficilmente controllabili volontariamente: la durata delle microespressioni oscilla infatti in un intervallo tra 1/15 e 1/25 di secondo. Paul Ekman individuò sei macrocategorie emozionali primarie, cioè innate, universali appunto, e manifestate attraverso il viso, le reazioni posturali e i parametri della voce:

  • felicità
  • paura
  • rabbia
  • disgusto
  • tristezza
  • sorpresa

Le sei emozioni di base relativamente alle microespressioni facciali

Si possono leggere le microespressioni facciali?
Il Facial Action Coding System

Il primo a classificare le espressioni facciali in una serie di pattern di contrazioni muscolari fu l’anatomista svedese Carl-Herman Hjortsjö4. Successivamente, vennero ricodificate da Paul Ekman e Wallace V. Friesen che tentarono di fornire una base più solida di ciò che le diverse azioni facciali avrebbero potuto significare, realizzando il Facial Action Coding System (FACS). Il FACS è ancora oggi il sistema più completo, psicometricamente rigoroso e ampiamente utilizzato per descrivere l’attività del viso in termini di unità d’azione (AU) o azioni fondamentali di muscoli individuali o di gruppo5. Le AU sono identificate da un numero, includono la base anatomica di ciascuna azione e sono valutate su una scala di intensità a 5 punti:

  • A = traccia
  • B = lieve
  • C = marcata o pronunciata
  • D = grave o estremo
  • E = massimo

Sebbene il Facial Action Coding System non includa descrittori specifici per le emozioni, viene comunemente usato per interpretare il legame tra i segnali comunicativi non verbali, dati dalle espressioni facciali, e le emozioni o altri stati umani6; esistono però specifiche risorse correlate, come EMFACS (emotional FACS), la FACS Investigators’ Guide7, il database interpretativo FACSAID8, utilizzate per fare inferenze sulle emozioni espresse considerando singole AU o loro combinazioni. Una chiara limitazione del FACS, però, consiste nel fatto che la valutazione dei movimenti del viso non riesce a tenere conto di altri cambiamenti o fenomeni facciali come:

  • cambiamenti del tono muscolare
  • sudorazione
  • cambiamento della colorazione della pelle

Lo studio delle microespressioni facciali in risposta ad uno stimolo commerciale

Le esperienze generano emozioni che modellano l’atteggiamento delle persone nei confronti di marchi e prodotti9, così come determinano l’efficacia delle pubblicità10. Risulta estremamente importante quindi, acquisire e riuscire a misurare informazioni sulle reazioni emotive di chi vede spot televisivi, video sui social o qualsiasi altra forma di comunicazione di prodotto o di brand. In quest’ottica il “neuromarketing, o più correttamente, le neuroscienze applicate al marketing,  cercano di rispondere a una domanda: esistono dei metodi che forniscano risposte quantitative e indici oggettivi in merito?

Tra gli indicatori fisiologici acquisiti per indagare lo stato emotivo di un soggetto, possiamo considerare la frequenza cardiaca (Heart rate, HR), la reazione elettrodermica (Galvanic skin response, GSR) o le risposte cerebrali regionali (elettroencefalografia, EEG ). Qui si inserisce il sistema di codifica dell’azione facciale, che negli ultimi anni ha acquisito sempre più popolarità anche in ambito marketing.

A questo proposito però, ad oggi sono emerse diverse problematiche legate all’uso esclusivo del FACS per misurare l’esperienza d’acquisto, d’uso o di relazione di una persona con una marca o un prodotto. Le criticità legate intrinsecamente a questa tecnica, sono:

  • il carattere discreto nel tempo: ciò che analizziamo col FACS sono espressioni facciali caratterizzanti il viso della persona in singoli istanti. Così facendo, la dinamica della reazione che si sta osservando non può essere colta;
  • l’ambiguità di alcuni modelli mimici: i pattern di contrazioni muscolari classificati risultano ambigui perché non tutti legati ad una particolare emozione univocamente11.

Inoltre, a minarne ulteriormente l’oggettività e la validità ci sono altri fattori:

  • la consapevolezza da parte dei partecipanti che le loro espressioni facciali verranno registrate;
  • la formazione del codificatore e/o il sistema di codifica di tali espressioni;
  • la convalida delle capacità del codificatore o del sistema di codifica automatico12.

Sia che il FACS si applichi manualmente o automaticamente infatti, il comportamento facciale registrato su video deve essere analizzato fotogramma per fotogramma. In conclusione, possiamo affermare che per analizzare una pubblicità o un prodotto con capacità di stimolazione di risposta emotiva ancora indefinita o sconosciuta, il solo uso del FACS non risulta sufficiente, ma deve essere validato da ulteriori indici neurofisiologici12.

Test utente con applicazione del FACS, per lettura microespressioni facciali

Libri sulle microespressioni facciali e curiosità

Per approfondire l’argomento e leggere sulle microespressioni facciali direttamente da chi le ha definite, suggeriamo alcuni dei libri divulgativi scritti da Paul Ekman come Telling Lies, Emotion in the Human face e Emotions Revealed, oltre a consultare il sito del PaulEkmanGroup.
Preciso e assolutamente coinvolgente è anche il risultato del contributo di Ekman al film Disney-Pixar Inside out. Dalla sua collaborazione con il regista Pete Docter, infatti, sono nati i personaggi principali, cioè le emozioni primarie della bambina protagonista, le cui espressioni si basano puntualmente su quelle codificate nel FACS e che accompagnano lo spettatore alla scoperta del proprio mondo emozionale.

 

Riferimenti bibliografici

[1] Cohn., J. F. et at., 2007, Observer-based measurement of facial expression with the facial action coding system

[2] Darwin, C. 1998. The Expression of the Emotions in Man and Animals, 3rd edit. Introduction, afterwords, and commentaries by Paul Ekman. Harper Collins. London (US edit.: Oxford University Press. New York).

[3] Ekman, P., Friesen, W. V., 1969. Nonverbal Leakage and Clues to Deception

[4] Hjortsjö, Carl-Herman. 1969. Man’s face and mimic language. Sweden: Studentlitteratur Lund.

[5] Clark, E. A. et al., 2020, The Facial Action Coding System for Characterization of Human Affective Response to Consumer Product-Based Stimuli: A Systematic Review

[6] Valstar, M. F., and Pantic, M., 2006, Biologically vs. logic inspired encoding of facial actions and emotions in video

[7] Ekman P. et al., 2002, The Facial Action Coding System: A Technique for the Measurement of Facial Movment

[8] Ekman, P. et al., 1998, Facial Action Coding System Interpretive Database (FACSAID)

[9] Bagozzi, R. P. et al., 1998, Goal-Directed Emotions

[10] Percy, L., Rossiter, J. R., 2001, Strategic Advertising Management

[11] Greppel-Klein. A. et al., 2010, Measurement of Emotions Elicited by Advertising

[12] Clark, E. A. et al., 2020, The Facial Actin Coding System for Characterization of Human Affective Response to Consumer Product-Based Stimuli: A Systematic Review

29 novembre 2021 Alessandra Spina

Potrebbe interessarti anche:

TAG: UX e UI