Continuando a tracciare il percorso evolutivo che mette a confronto la forma del lettering con quella architettonica affermatasi in un dato periodo storico, in questo secondo capitolo andrò ad evidenziare l’analogia che accomuna il Textura e la Cattedrale di Chartres.
Agli antipodi dell’archigrafia, analizzata nel primo capitolo e messa a confronto con l’Arco di Traiano, troviamo la calligrafia il cui archetipo progettuale risiede nei caratteri gotici in uso dall’Alto Medioevo a tutto il Rinascimento riprendendo le forme ogivali dell’arco a sesto acuto dell’architettura gotica. I primi esempi di questo tipo di scrittura risalgono agli amanuensi della Francia settentrionale tra l’XI e il XII secolo che svilupparono una scrittura condensata dal carattere austero con l’obiettivo di risparmiare sul supporto cartaceo. Il contrappeso di questo risparmio è, oltre la pesantezza visiva della pagina, una leggibilità compromessa. Proprio a questo effetto visivo che rende la pagina simile a una tessitura, data la fitta trama di forme, si deve la denominazione di Textura.
Oltre alla dichiarata necessità di fare economia sul supporto cartaceo è necessario rintracciare le matrici culturali che hanno portato all’affermazione di questo modo di concepire la scrittura, rimando diretto allo stile architettonico in auge all’epoca.
L’uso del Textura si diffonde infatti durante il periodo del gotico, una fase della storia dell’arte occidentale che si inscrive all’interno del contesto medievale rappresentando lo stile ricorrente in Europa dal XII al XVI secolo con degli strascichi che trovano riscontro nei gusti di alcune regioni anche durante il Rinascimento. Benché gli artisti coevi a questa fase artistica scelsero, per identificarla, la denomina di opus francigenum a causa della sua provenienza francese, la modernità ha preferito l’appellativo “gotico” plasmato nel XVI secolo da Giorgio Vasari il quale intendeva veicolare il carattere nordico e aspro di questa espressione artistica in netta contrapposizione alla ripresa del linguaggio classico greco-romano del Rinascimento.
Dal punto di vista politico il gotico accompagna la nascita delle monarchie nazionali di Spagna e Inghilterra, in vigore tutt’ora, mentre in altre zone resistono i poteri feudali, o cominciano ad esprimersi i liberi comuni amministrati da una nascente borghesia urbana. Queste differenze di propensione alla costituzione organica governativa enfatizzano come il gotico possa essersi risolto nel rappresentare le più disparate esigenze propagandistiche. È così che in epoca gotica si stringe il rapporto dell’arte tanto con la fede cristiana, quanto con la rinascita dell’arte laica e se in determinati ambiti si cercarono effetti antinaturalistici, in altri, come nella scultura, si assiste al recupero dello studio del corpo umano.
La stagione gotica della scultura muove dal ruolo ereditato dalla tradizione romanica e continua quindi ad espletare la sua funzione ornamentale ed allo stesso tempo istruttiva mediante la produzione delle Bibbie di pietra. In questo periodo le sculture che ornano le cattedrali -solitamente i personaggi ripresi dall’Antico e dal Nuovo Testamento- cominciano gradualmente ad affrancarsi dallo spazio ricavato dall’architettura venendo semplicemente addossate ai vari elementi portanti: la nuova disposizione scenografica impartì dunque la necessità di creare statue a tutto tondo ammirabili da qualsiasi prospettiva.
Sebbene per la prima volta in epoca gotica si assiste ad una rappresentazione legata a fattori svincolati dalla religione come può essere quella dei mestieri, quella dello zodiaco, o quella legata alla mitologia dei così detti bestiari, nella maggior parte dei casi l’arte figurativa del Duecento e del Trecento trova riscontro nelle correnti di pensiero associate alla filosofia scolastica, promotrice della cultura del tempo.
La protensione verso l’alto, verso Dio, si pone come la chiave di lettura dell’intera produzione letteraria, architettonica, artistica e filosofica. La conciliazione del mondo fisico con il trascendente è attuata dalla filosofia scolastica che recupera dalla filosofia aristotelica l’impronta razionalizzante impregnandola dei valori cristiani. L’etimologia dell’aggettivo “scolastica” lega questa filosofia al mondo dell’istruzione e dell’educazione. La scolastica ebbe infatti origine dall’istituzione in tutta Europa delle scholae, ossia di un sistema scolastico-educativo profilato da Carlo Magno nella prospettiva di una “rinascita carolingia”, per favorire l’istruzione delle genti e la diffusione del sapere allo scopo di dare unità e compattezza al Sacro Romano Impero. Questo rimane il primo sistema scolastico organizzato su vasta scala della storia dell’Occidente e per quanto il suo fine sia di matrice propagandistica, ci lascia in eredità il sistema di divulgazione e sistematizzazione del sapere, ossia lo statuto universitario, tra cui ricordiamo quello di Bologna, fondato nel 1088. Per finalizzare tale scopo si strette ulteriormente il legame tra Stato e Chiesa poiché la cultura era allora a dominio dei monaci benedettini i quali si prodigarono di tramandare il sapere e la tradizione anche scientifica e letteraria mediante la ricopiatura dei testi antichi.
L’intento degli scolastici era quello di sviluppare un sapere armonico che integrasse la rivelazione cristiana con i sistemi filosofici del mondo greco-ellenistico e per perseguire letteralmente questo proposito posero lo studio della musica tra le discipline fondamentali appartenenti alla sfera matematica del Quadrivio il quale indicava, assieme al Trivio, la formazione scolastica delle Arti liberali propedeutica all’insegnamento della teologia e della filosofia. L’interesse verso questa disciplina ebbe sull’architettura, una delle maggiori realizzazioni dell’estetica medievale, un riflesso inequivocabile: le proporzioni dell’edificio sacro sono derivate da una visione dell’arte come scienza, poiché è nei rapporti geometrici che stanno alla base del cosmo che risiede il divino.
Si tratta degli stessi rapporti che governano il mondo della musica, le cui regole armoniche non sono fatti meramente naturali, ma riflessi delle armonie celesti. I primi edifici gotici sono costruiti in base a rapporti numerici analoghi agli intervalli perfetti dell’armonia musicale, cioè ottava, quinta e quarta e unisono, come nel rapporto fra le dimensioni della campata o del transetto rispetto alla navata.
L’architettura viene in questo modo a configurarsi come la forma d’arte che permette, più delle altre, di stabilire un contatto diretto con Dio, dal momento che è retta sulle stesse regole che ha seguito il creatore quando diede forma all’universo. Un esempio pratico della protensione verso Dio manifestata tramite l’architettura è data dalla cattedrale di Chartres, nella regione centrale della Francia, punto propulsivo dell’intera produzione architettonica gotica. La cattedrale sorge per volere del vescovo Fulberto, filosofo scolastico, sulle macerie di quello che un tempo era un santuario pagano.
Nella sua realizzazione fisionomica furono rispettati tutti i canoni dell’architettura gotica:
Anche per quanto riguarda l’icnografia l’edificio si fa portavoce di uno dei valori preservati dalla scolastica: lo slancio fisico verso l’alto che contraddistingue esternamente la cattedrale è corrisposto infatti da una ricerca armonica delle proporzioni strutturali in grado di elevarla, per assonanza, verso Dio. Costruita sui rapporti che determinano la proporzione aurea, la pianta, seguendo le basi dell’armonia musicale si manifesta secondo uno degli intervalli perfetti dell’armonia ossia la quinta.
I medesimi principi si riflettono ancora una volta sulla progettazione della lettera, la Textura, per la quale la distanza tra le aste verticali è pari allo spessore dell’asta stessa e la larghezza è un 1/5 dell’altezza. L’angolosità rinvia invece alla forma ogivale dell’arco sesto acuto, riadattato in epoca gotica all’esigenza di far trasparire, anche nei piccoli elementi, lo slancio verso l’alto. La rappresentazione grafica evidenzia questo rapporto di sostanziale uguaglianza formale tra le due discipline. Per quanto nel corso della storia non vi sia una radicale ripresa e reinterpretazione di questo carattere è doveroso sottolineare come il suo successo è testimoniato dall’uso che Gutenberg ne fece per la realizzazione dei primi caratteri mobili con i quali stampò la Bibbia 42 linee e l’ideale che traspare dalla sua forma trova riscontro nel gusto dei paesi di lingua tedesca dove, con l’affermazione della «Schwabacher» e successivamente della «Fraktur», le scritture “spezzate” furono usate ed apprezzate fino ai tempi moderni, riconosciute dai nazionalsocialisti come le uniche scritture ammesse nel Reich e cadute in disuso dopo il sospetto di una presunta origine giudaica de queste forme che portò al loro divieto in favore dell’Antiqua.